(ANSA) – TOKYO, 09 MAG – Il premier giapponese Fumio Kishida
ha comunicato l’intenzione di avviare un processo di
eliminazione graduale degli approvvigionamenti di petrolio dalla
Russia, in linea con quanto discusso nel vertice online dei
Paesi del G7.
“La corrispondenza dei valori universali e fondamentali delle
nazioni non è mai stata così importante come adesso, con il
mondo che si trova a un bivio storico”, ha detto Kishida a NHK
Tv. Il premier nipponico ha ammesso che si tratta di una
decisione difficile per il Giappone, privo di risorse naturali e
in gran parte dipendente dalle importazioni di materie prime
dopo l’incidente di Fukushima, ma quello che è più importante è “lo spirito di solidarietà tra i Paesi del G7”. Secondo i dati dell’Organizzazione nazionale del commercio
(Jeto), nel 2021 la Russia ha contribuito a circa il 3,6% delle
forniture di petrolio in Giappone, e all’8,8%
dell’approvvigionamento di gas naturale. Importanti aziende del
Sol Levante rimangono comunque legate al progetto Sakhalin-2 in
Russia sul gas naturale liquefatto (Lng), che lo stesso Kishida
nelle scorse settimane ha definito “vitale”.
Le principali società di intermediazione nipponiche, tra cui
Mitsui & Co. e Mitsubishi Corp, possiedono rispettivamente il
12,5% e il 10% nel prospetto, lo stesso dal quale la britannica
Shell ha annunciato l’abbandono in marzo, e controllato al 50%
dalla società di stato russa Gazprom. Prima dell’incidente
nucleare di Fukushima, nel marzo 2011 – che ha provocato lo
spegnimento dei quattro quinti degli impianti atomici
nell’arcipelago, in Giappone erano presenti 54 reattori capaci
di generare circa il 30% del fabbisogno energetico del Paese.
Sakhalin-2 ha visto l’inizio delle operazioni in Russia nel
2009, con una capacità di circa 10 milioni di tonnellate di Lng
esportate e distribuite principalmente tra Giappone, Cina a
Corea del Sud. (ANSA).
Fonte Ansa.it