(ANSA) – ROMA, 13 OTT – Stati Uniti e Regno Unito sono tra i
sette Paesi che hanno firmato una nuova dichiarazione di allarme
sui rischi derivanti dalla crittografia più “spinta”, che tiene
smartphone e chat al sicuro da occhi indiscreti impedendo però
l’accesso anche ad agenzie governative e a forze di polizia. La
dichiarazione – promossa da Australia, Canada, Nuova Zelanda,
India e Giappone – torna a chiedere alle aziende tecnologiche di
collaborare con i governi e, in sostanza, di predisporre “backdoor”, cioè porte sul retro che permettano alle autorità di
accedere a software e dispositivi in caso di necessità.
“Sosteniamo una crittografia avanzata, che svolge un ruolo
cruciale nella protezione dei dati personali, della privacy,
della proprietà intellettuale, dei segreti commerciali e della
sicurezza informatica”, è l’incipit della dichiarazione, dove si
evidenzia l’importanza della crittografia anche per proteggere
giornalisti e difensori dei diritti umani nei Paesi repressivi.
Tuttavia determinati utilizzi della crittografia “pongono
sfide significative alla sicurezza pubblica”, ad esempio quella
dei “bambini sfruttati sessualmente”, evidenziano i firmatari.
Per questo “esortiamo l’industria a rispondere alle nostre serie
preoccupazioni laddove la crittografia viene applicata in un
modo che preclude qualsiasi accesso legale ai contenuti”.
La richiesta, firmata per gli Usa dal procuratore generale
William Barr, è l’ultimo atto di una battaglia che da anni vede
su fronti contrapposti le aziende tecnologiche e le autorità
nazionali. Uno degli scontri più emblematici è quello del 2016
tra Apple e l’Fbi per lo sblocco dell’iPhone di uno dei
responsabili della strage di San Bernardino. (ANSA).
Fonte Ansa.it