(di Alessandra Baldini) (ANSA) – NEW YORK, 16 LUG – Per la prima volta un fotografo
nero scatta per la copertina di Vanity Fair: un “atto di
protesta” nei giorni del Black Lives Matter con Viola Davis al
centro di un ritratto ispirato dai dagherrotipi di schiavi, la
schiena segnata dalle cicatrici delle frustate, commissionati
dal biologo di Harvard Louis Agassiz alla meta’ dell’Ottocento.
Dario Calmisi rivisita l’iconografia: “Traduce la prospettiva
dello scienziato bianco sulle sofferenze dei neri in una visione
nera di grazia, eleganza e bellezza”, spiega la direttrice della
rivista Radikha Jones. Una prima volta storica. E del resto,
come spiega la Davis nell’intervista che accompagna la
copertina, “non capita spesso che donne nere siano fotografate
sulla cover di Vanity Fair”.
Sulla copertina la star premio Oscar per “Fences”
(“Barriere”) appare come una regina, ritratta di profilo, con la
schiena nuda. “Grazie a ogni donna nera che si sente invisibile
pur essendo in prima linea in ogni battaglia. Vi vediamo. Siete
amate, siete potenti e siete bellissime”, scrive il fotografo
postando la copertina sul suo profilo Instagram sotto il titolo “il mio atto di protesta”. “Vanity Fair”, del gruppo Conte Nast, e’ una rivista
tradizionalmente bianca nella scelta dei temi: nata nel gennaio
1914 per raccontare “feste, arti, sport, teatro, humor” della
classe dirigente, nei 35 anni prima che la Jones diventasse
direttrice solo 17 copertine avevano avuto al centro persone di
colore, salite di otto da quando due anni e mezzo fa Rakhida ha
preso il timone. Una svolta a correzione di un fenomeno piu’
vasto: secondo le denunce di molti dipendenti, alcune riviste
Conde’ Nast sono luoghi di lavoro razzisti. (ANSA).
Fonte Ansa.it