Venezia poco glam, meno divi nell’anno del covid

(ANSA) – ROMA, 28 LUG – “Cate Blanchett la sento
costantemente, è a Londra, non ha mai messo in dubbio la sua
disponibilità, anzi” dice Alberto Barbera della presidente di
giuria di Venezia 77. E’ comprensibile: alla divina australiana
spetta un compito eccezionale in un’annata eccezionale, quello
non solo di condurre i giurati verso il verdetto del Leone
d’oro, ma anche di assicurare quel tocco di glamour sul red
carpet di cui quest’anno giocoforza si sentirà la mancanza. La
Blanchett, bellissima ed elegante (legata peraltro ad uno dei
main sponsor della Mostra) rischia di essere una delle poche
star. “Non ci saranno? Non è da questo, speriamo, che si
giudicherà il festival”, dice il presidente della Biennale
Roberto Cicutto. Brad Pitt no, Leonardo DiCaprio non se ne
parla, George Clooney che pure ha la seconda casa in Italia non
ha film in programma, Lady Gaga impiumata di rosa sarà un caro
ricordo e se tutto va bene potrebbe riuscire ad arrivare Frances
McDormand. Le superstar sono assenti, tanto quanto i film
blockbuster (Barbera però suggerisce pazienza, un last minute
potrebbe arrivare). Grandi soddisfazioni sono attese da Helen
Mirren, che dal Salento a Venezia giunge di sicuro, per The Duke
di Roger Mitchell, da BHL ossia Bernard Henry Levi protagonista
del documentario Princesse Europe tra le proiezioni speciali, da
Andrew Garfield che è nel film di Gia (nipote di) Coppola,
Mainstream, tra i rari americani del festival e James Norton
protagonista per Uberto Pasolini di Nowhere Special. Sicuro
anche Willem Dafoe, attore feticcio di Abel Ferrara,
protagonista di Sportin’ Life. In compenso, italiani a pioggia
da Favino alle Rohrwacher, da Lo Cascio a Valeria Golino, da
Jasmine Trinca a Monica Bellucci (nel cast del film
franco-tunisino-belga-svedese The man who sold his skin di Ben
Hania), con Paolo Conte a guidare la banda. Fotografi e
paparazzi si preparino, quest’anno il glam internazionale non si
concilia con il tempo di Covid: si spera in Greta, l’attivista
Thunberg, è al centro di un documentario omonimo di Nathan
Grossman, in fondo la Svezia è vicina. (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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