Oggi possiamo affermare che realtà aumentata e realtà virtuale hanno aperto le porte ad universi paralleli che si spingono oltre il puro intrattenimento, insinuandosi anche nel mondo aziendale.
Soprattutto in seguito alla pandemia da Covid-19, il settore del commercio è traslato all’online e secondo le statistiche più recenti, l’adozione della realtà virtuale nell’e-commerce può aumentare le conversioni.
Dunque, se fino ad oggi, i professionisti del marketing hanno sviluppato strategie SEO brillanti per migliorare la loro visibilità sui motori di ricerca, ora sono obbligati a rivedere le loro strategie per emergere nel Metaverso in cui l’attrazione degli utenti si basa principalmente sulla ricerca visiva.
Realtà virtuale e acquisti online
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Per comprendere l’evoluzione delle strategie di content marketing nel metaverso è necessario analizzare la trasformazione che ha impattato consumi e utenti. Ci sono molti segnali che suggeriscono un futuro promettente per lo shopping online e virtuale.
Uno fra tutti la pandemia di Coronavirus che impedendo di accedere ai negozi fisici ha portato a una crescita iperbolica della domanda di acquisto online. In particolare, le nuove generazioni, ovvero Millennials e Generazione Z, costituiscono il target di riferimento per questa tendenza.
Secondo diversi sondaggi, più della metà delle persone tra i 25 e i 34 anni preferisce fare acquisti sul web. Inoltre, considerano più efficiente comunicare con un venditore tramite SMS o chat online.
Mentre i negozi online sono diventati gli showroom in cui i clienti possono provare un prodotto, il negozio fisico funge da centro di esperienza, piuttosto che da luogo in cui acquistare un prodotto
In particolare è la Generazione Z (nata tra la metà degli anni 90 e nei primi dieci anni del 2000) a farsi portavoce di una vera e propria svolta. Si tratta di una “nuova generazione di consumatori” che, cresciuta in connessione con la tecnologia, rincorre le tendenze, lascia spazio alle opportunità e alle novità non garantendo la propria fedeltà ai marchi.
La realtà virtuale e aumentata sta già rivoluzionando diversi settori e non è difficile immaginare che il prossimo dominio sarà quello dell’e-commerce. Le nuove generazioni di consumatori sono alla ricerca di un’esperienza d’acquisto coinvolgente.
E la possibilità di provare vestiti e scarpe in camerini virtuali, come nell’universo VR di Nike, o di posizionare mobili in casa per visualizzare il risultato, come con l’app “The Place” di IKEA, sono solo due dei tantissimi esempi che oggi dimostrano il valore della realtà virtuale per il retail.
VEO, l’ottimizzazione dell’ambiente virtuale
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In questo quadro di innovazione, i marketer sono chiamati a restare al passo con il futuro del commercio basato sulla virtual reality. Sebbene la SEO sia stata per anni la regina indiscussa delle strategie di posizionamento e di marketing, oggi il mondo si apre a una imponente novità: la VEO o Virtual Environment Optimization, l’ottimizzazione dell’ambiente virtuale.
La VEO mette in discussione il monopolio del posizionamento portato avanti per anni da Google con la SEO, ma è ancora presto per fare previsioni
Il punto di forza del metaverso sta nella sua capacità di offrire un’esperienza di totale immersione all’utente e di coinvolgerlo a livello sensoriale. Di conseguenza, l’ottimizzazione dell’ambiente virtuale consiste principalmente nella cura delle immagini e del reparto audio, soprattutto per quanto concerne la ricerca vocale.
Come cambierà la SEO per il Metaverso
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Nel discorso dell’ottimizzazione della SEO e della VEO, un fattore che sta conquistando sempre più importanza è la ricerca vocale o Vocal Search. Anche in questo senso la tecnologia ha fatto passi da gigante, si pensi all’avvento degli assistenti vocali smart: da Siri a Cortana, passando per Google Assistant fino ad Alexa.
Sono presenti nelle nostre case ma anche su smartphone e tablet, quindi costantemente a portata di mano. Questa tendenza ha portato gli utenti ad abbandonare la tradizionale digitazione delle parole nel motore di ricerca, per pronunciarle direttamente con la voce. Una operazione che facilita chi è impegnato in altre attività, che siano di lavoro o semplici faccende domestiche e ha bisogno di ricevere informazioni immediate.
Mentre la SEO prevede la classica digitazione delle query, nel metaverso diventa fondamentale la ricerca vocale
Anche i marketer hanno sviluppato strategie di ottimizzazione dei motori di ricerca vocale come VSO, acronimo di Voice Search Optimization e VEO, sigla di Vocal Engine Optimization. Quello che condividono è l’obiettivo, ossia quello di offrire alle persone la miglior esperienza conversazionale e di permettere a pagine web e contenuti di posizionarsi bene nei VERSO, acronimo di Vocal Engine Result Search Output.
I VERSO non sono altro che i risultati offerti dai dispositivi di Voice Search e corrispondono alle SERP per le ricerche digitate sui motori di ricerca. La potenza strategica della ricerca vocale sta nell’intercettare traffico qualificato e una domanda più o meno consapevole a seconda della fase del funnel in cui la persona si trova, favorendo il contatto con il brand e le conversioni.
Nuove strategie di Content Marketing
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Destinata a dominare gli anni futuri, la ricerca vocale richiede un profondo ripensamento strutturale delle strategie SEO di siti ed e-commerce. Investendo in video interattivi e ambienti 3D, i contenuti visivi su prodotti e servizi risultano più coinvolgenti e un motore di ricerca diventa più affidabile.
Nel caso in cui si abbia una marca di scarpe preferita, il sistema la memorizzerà e la userà per le future ricerche. Quindi, quando cercheremo di acquistare un paio di scarpe utilizzando la ricerca vocale, il sistema mostrerà automaticamente i modelli del brand preferito come prima opzione.
La VEO dovrà camminare di pari passo con la SEO per intercettare quanti più intenti di ricerca possibili su qualsiasi dispositivo
Entrando più nel tecnico la VEO può essere considerata la “cugina” della SEO, e richiede due cambiamenti fondamentali: le query vocali rispetto a quelle scritte sono più lunghe, mediamente da 2 a 7 parole e le keyword singole vengono sostituite dalle keyword long-tail.
La maggior parte delle richieste degli utenti consiste in domande, per questo è opportuno basarsi sulle question words. Questo significa che i contenuti di un sito web devono essere pensati e ottimizzati per rispondere alle domande più frequenti che gli utenti possono porre.
La rivalutazione di questi parametri è importante per le strategie di inbound marketing perché permettono ai propri contenuti di essere trovati dagli utenti nelle loro fasi del customer journey. Una volta trovati, l’utente potrebbe diventare un lead e, con una buona campagna dilead nurturing, diventare a sua volta un cliente finale.
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Fonte Fastweb.it