Al Chelsea Hotel riaprono stanze di Leonard Cohen e Bob Dylan

(ANSA) – NEW YORK, 21 MAG – Col bagno rifatto di marmo e
rubinetteria in ottone, la stanza 424 e’ ancora un work in
progress: leggendaria nella storia della musica per la torrida e
fugace ‘one night stand’ del 1968 con Janis Joplin che Leonard
Cohen immortalo’ in una delle sue più famose canzoni, Chelsea
Hotel #2. Dodici piani dietro la facciata neo-gotica sulla
23esima Strada, una delle icone di New York riaprira’ i battenti
in autunno come hotel di lusso dopo una lunga ristrutturazione
che il nuovo proprietario Sean McPherson ha definito “uno scavo
archeologico” in un passato di creatività al cubo.
    Ci sono ancora una cinquantina di inquilini dentro le
favolose mura. Un documentario su di loro, “Walls: Inside The
Chelsea Hotel”, sara’ presentato il 17 giugno al Tribeca Film
Festival. Col presente in via di estinzione, torna alla ribalta
il passato che ha visto entrare e uscire nel corso degli anni
dal portone al 222 della 23esima Sarah Bernhardt e Mark Twain,
Arthur Miller e Bob Dylan, Jack Kerouac mentre lavorava a “On
the Road” (ed ebbe una storia con Gore Vidal), Arthur C. Clarke
al tempo di 2001 Odissea nello Spazio quando defini’ il Chelsea
Hotel “la mia casa spirituale”.
    C’è un lato dark: Dylan Thomas a 39 anni si ubriacò nella
stanza 205 fino a morirne avvelenato, mentre nella 100 Sid
Vicious uccise a coltellate la girlfriend Nancy Spungen nel
1978. Per alcuni inquilini, fu una sorta di “hotel dei cuori
spezzati”: Miller abitò per sei anni la 614 dopo la rottura con
Marilyn Monroe, Ethan Hawke fece lo stesso quando si separò da
Uma Thurman. (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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