Del codec AV1 si è iniziato a parlare in maniera più insistente nel momento in cui Netflix ha annunciato, nella prima parte di novembre, l’avvio delle prime trasmissioni con codec AV1. Per capire come la tecnologia può migliorare lo streaming video – e in parte lo sta già facendo adesso – bisogna prima affrontare qualche banale nozione. È importante ad esempio conoscere cos’è un codec e come influenza i parametri delle trasmissioni in streaming, ma niente paura: è tutto molto semplice.
Cos’è un codec
I codec hanno un ruolo di primo piano nell’esperienza di streaming, e appena assimilato cos’è un codec le ragioni sono subito evidenti. Un codec è costituito da due componenti, l’encoder e il decoder, con il primo che opera “a monte” ed il secondo “a valle”. L’encoder agisce sul file originale di serie TV, film, evento in streaming in diretta, o comunque, in genere, sul file video di origine, sia registrato che in tempo reale, e lo comprime, cioè ne riduce le dimensioni o, se preferite, il “peso” in megabyte o gigabyte. Lo fa perché un file di dimensioni inferiori è più semplice da caricare online (impiega meno tempo e un quantitativo di risorse inferiore) ed è pure più semplice da scaricare da internet per chi – lo spettatore – deve vedere quel contenuto.
In altre parole, migliore è la compressione dell’encoder sul contenuto originale, tanto più rapido sarà l’invio all’utilizzatore finale, quindi allo spettatore.
Cos’è il secondo componente del codec, ossia il decoder, è intuitivo. È quell’elemento che sul dispositivo dello spettatore – sia esso una TV, uno smartphone, un tablet, un PC o qualsiasi altro prodotto che può riprodurre un filmato – riceve il contenuto codificato, lo legge, e possiede le “chiavi” per trasformarlo nuovamente in un video. Di conseguenza la compatibilità tra decoder e l’encoder è imprescindibile per far sì che il file sia visibile allo spettatore, ed entrambi i componenti – encoder a monte, e decoder a valle – sono necessari per far sì che la trasmissione vada a buon fine e affinché il contenuto in streaming “si veda”. Per ulteriori informazioni sui codec potete fare riferimento al nostro approfondimento.
Come funziona il codec AV1
AV1 è uno dei tanti codec partoriti dall’industria informatica, composto da encoder e decoder proprio come tutti gli altri codec. A differenza di questi però, AV1 è stato sviluppato da un consorzio chiamato AOMedia, che è stato costituito da alcuni “giganti” dello streaming video tra cui Amazon, Netflix, Mozilla, Google, Ciscoe altri. Ed è un codec open source, cioè gratuito per chiunque volesse utilizzarlo.
Secondo delle dichiarazioni di alcuni addetti ai lavori, a parità di qualità il codec AV1 riesce a ridurre del 60% le risorse impiegate in senso lato rispetto al codec H.264, quindi non solo in termini di “peso” del filmato da caricare e da scaricare su/da internet da sorgente video e consumatore, ma anche in termini di sostenibilità ambientale dello streaming video, un tema – per fortuna – sempre più importante oggigiorno.
Quali benefici per lo streaming (e non solo)
Il motivo per cui le principali piattaforme di streaming video si stanno attrezzando per adottarlo, è che, come detto, il codec AV1 è open source, cioè chiunque lo volesse utilizzare non deve pagare dei diritti. È gratuito, e questo libererebbe i servizi come Netflix, YouTube o Prime Video dalle royalty che pagano per i codec utilizzati attualmente, un costo che – neanche a dirlo – le piattaforme recuperano dai prezzi degli abbonamenti pagati dagli spettatori. Un codec gratuito riduce i costi che Netflix e compagnia sono chiamati a sostenere.
Di conseguenza, potenzialmente, il risparmio del codec open source AV1 potrebbe far calare i prezzi degli abbonamenti ai servizi di streaming video.
Oltre a quello sul prezzo, gli spettatori avrebbero un beneficio innegabile: un codec capace di comprimere in misura maggiore il film, la serie TV o l’evento trasmesso in diretta determinerebbe un “peso” inferiore in termini di MB o GB, e questo aspetto produce almeno due vantaggi. Il primo: sarebbe più semplice per una connessione ad internet non particolarmente performante (quelle non in fibra, o l’hotspot Wi-Fi da rete mobile) riuscire a riprodurre un contenuto di qualità. In altre parole, un’adozione massiccia del codec AV1 determinerebbe minori interruzioni durante la riproduzione del contenuto o in alternativa una qualità migliore.
Il secondo vantaggio di una dimensione inferiore è legato al pianeta. Una quantità minore di dati trasmessi via internet impiega in misura inferiore i computer sparsi per il mondo che “tengono in piedi” la connessione stessa, quindi calerebbe la quantità di energia necessaria a tenerli in funzione e di conseguenza le emissioni di inquinanti che avvelenano la Terra. Maggiore è la diffusione dei servizi di streaming video che impegnano le connessioni a internet, più alta è la necessità di rendere la trasmissione degli stessi il più possibile efficiente, dunque il codec AV1 potrebbe avere un ruolo centrale in questa rivoluzione, che sarebbe positiva anche per il pianeta.
Quali dispositivi supportano AV1
Netflix è stato il primo grande fornitore di streaming video ad adottare il codec AV1 sui dispositivi compatibili, a partire da smartphone e tablet, passando per i PC e per i dispositivi sufficientemente potenti, recenti e dunque evoluti. La maggiore decompressione operata dal decoder richiede infatti ai chip una discreta quantità di potenza in più, che ad esempio le Smart TV più anziane non sono in grado di garantire.
Di recente Netflix ha iniziato a utilizzare il codec AV1 anche sulle Smart TV compatibili e sulle PlayStation 4 Pro. Tra le chiavette Smart di Amazon, al momento l’unica su cui Netflix trasmette in AV1 i contenuti già condivisi è la recente Amazon Fire TV Stick 4K Max. Non tutti i contenuti della piattaforma di streaming video impiegano però il nuovo codec: il catalogo è vastissimo e servirà tempo per convertirlo tutto.
Fonte Fastweb.it