(ANSA) – ROMA, 24 APR – Quasi la metà degli italiani ‘boccia’
il lavoro da casa, divenuto, però, necessario durante la
pandemia da Covid-19: se, infatti, emerge da una ricerca della
Fondazione studi dei consulenti del lavoro (effettuata su un
campione significativo di occupati ‘agili’), il 71,1% degli ‘smart workers’ dichiara di aver “diminuito le spese per
spostamenti, vitto e vestiario, investendo in consumi legati al
tempo libero (nel 54,7% dei casi)”, c’è un 48,3% che paga il
conto ‘salato’ sul fronte psico-fisico per “l’utilizzo di sedie
e scrivanie improvvisate” tra le mura domestiche. Colpisce, poi,
nell’analisi dei professionisti, la differente reazione tra
uomini e donne, rispetto agli incarichi svolti ‘da remoto’: in
termini relazionali e di carriera, la componente maschile pare
averne patito maggiormente (il 52,4% contro il 45,7% delle
donne), “guadagnando, tuttavia, in produttività e
concentrazione. Viceversa – si legge – le occupate hanno
sofferto l’allungamento dei tempi di lavoro (il 57% contro il
50,5% degli uomini) e l’inadeguatezza degli spazi casalinghi
(42,1% contro 37,9%), evidenziando un maggior rischio di
disaffezione verso le proprie mansioni (44,3% rispetto al 37%
dei colleghi)”, concludono i consulenti. (ANSA).
Fonte Ansa.it