“Il codice sorgente dell’app Immuni dovrebbe essere messo in chiaro per trasparenza e possibilità di integrazione” da altri sviluppatori: è il parere espresso all’ANSA da Stefano Zanero, professore associato di computer security al Politecnico di Milano. “L’open source – sottolinea – è una scelta fatta da altri sistemi di tracciamento in Europa e anche da Singapore”.
“Rilasciare il codice sorgente serve a poter analizzare l’app in ottica di sicurezza e privacy, per vedere esattamente l’applicazione cosa fa dietro le quinte, oltre che per scoprire eventuali vulnerabilità”, spiega all’ANSA Andrea Zapparoli Manzoni, esperto internazionale di cyber security governativa.
“Poiché Bending Spoons – continua – ha dato codice sorgente e proprietà intellettuale dell’app al governo, dovrebbe essere quest’ultimo a rilasciarlo”.
“Non è facile dare un giudizio su questa applicazione perché non c’è niente di pubblico, un white paper, un documento che spieghi le caratteristiche tecniche e neanche le osservazioni della task force del ministero dell’Innovazione che ha scelto l’app – osserva Zanero – Ci sono vari modi per fare ‘contact tracing’ nel rispetto delle privacy e con l’uso del bluetooth e sembra che l’app scelta vada in questa direzione, ma nessuna considerazione è stata resa pubblica, sarebbe utile per valutarla meglio e per capire perché la scelta è caduta su questa proposta e non su altre arrivate alla task force del ministero, come l’altra app considerata in pole position cioè l’app Covid Community Alert che che è open source” (è stata inventata da Luca Mastrostefano e messa a disposizione dei virologi, ndr).
Fonte Ansa.it