(ANSA) – ROMA, 11 MAR – Marco Giallini è Rocco Schiavone: “Non faccio fatica ad interpretarlo, è quasi una pausa tra un
ciak e l’altro, perché mi trovo bene nei suoi panni tanto siamo
simili, ovviamente togliendo la parte del poliziotto o le
amicizie discutibili. Poi Antonio Manzini è un autore di tale
generosità e talento che non ho mai incontrato difficoltà”.
L’attore, romano di Trastevere come il suo personaggio, è
pronto a indossare il loden e ad affrontare la neve di Aosta per
calarsi nei panni del vicequestore più cinico e sarcastico della
tv. In prima visione su Rai2 da mercoledì 17 marzo alle 21.25
torna la serie Rocco Schiavone, prodotta da Cross Productions
con Beta e Rai Fiction, alla quarta stagione, tratta dai due
ultimi romanzi bestseller di Antonio Manzini (Sellerio Editore): “Rien ne va plus” e “Ah, l’amore, l’amore”.
Sradicato dall’amata Capitale e trasferito ad Aosta per
motivi disciplinari, Schiavone non si è mai davvero ambientato
nella città d’adozione. Continua a mal sopportarne il rigido
clima e la neve che si ostina ad affrontare con i suoi
immancabili loden e Clarks. Sempre tormentato, ma anche
emotivamente redento, dal ricordo dell’amata moglie Marina che
immagina e rimpiange ogni giorno dalla sua tragica scomparsa. E
poi quelle amicizie discutibili, quei vizi non propriamente
legali e ortodossi, come i suoi metodi di indagine e il suo
linguaggio a dir poco sfrontato. “Ma Schiavone è sempre quello
inventato da Manzini – aggiunge Giallini – e io non vorrei
assolutamente fosse diverso. Rocco è fuori dagli schemi, ma ha
un senso della giustizia e dell’etica tutto suo, non sempre
coincidente con la legge. E’ un uomo complesso, malinconico, che
ci permette di riflettere su temi importanti”. Insomma Rocco non
è cambiato e lo ritroveremo, in questa quarta stagione, sempre
alle prese con i suoi demoni interiori e con la medesima
caparbietà da poliziotto rude e implacabile. Insieme ai suoi
uomini sarà impegnato a far luce su due casi particolarmente
complessi. Il primo condurrà il vicequestore nelle pieghe buie
del gioco d’azzardo e il secondo a far luce non solo su un caso
frettolosamente etichettato come malasanità, ma anche e
soprattutto sui suoi sentimenti. (ANSA).
Fonte Ansa.it