È difficile immaginare che qualcosa di buono possa venir fuori dal Coronavirus, che in questo periodo sta causando migliaia di vittime e che ha contagiato quasi 100.000 persone in tutto il mondo. Ma forse il virus è riuscito a trasformare qualcosa che fino a poco tempo fa era usato per condividere gattini e meme, in una vitale macchina informativa.Ma non era questo, lo scopo originale di Internet, da sempre?Internet venne definito da subito “L’autostrada dell’informazione”, o almeno così l’allora vicepresidente americano Al Gore chiamò questo nascente sistema nei primi anni ’90. L’implicazione era chiara. Internet avrebbe consentito al mondo di attingere a una vasta gamma di informazioni, proprio come ARPANET aveva fatto nei decenni precedenti per le università.Le origini di InternetIl “network of networks” come la definiva Gore, ci avrebbe connesso tutti in modi fino ad allora quasi impossibili da immaginare, e avrebbe aperto un rubinetto di informazioni precedentemente nascoste o difficili da reperire. E nel primo decennio di connettività, Internet lo ha fatto. Ma ovviamente, ci sono sempre state anche molte sciocchezze, online.Nel 1995, il saggista americano Dinty W. Moore tentò nel suo libro “The Virtual Empire: The Naked Truth About Internet Culture” di spiegare Internet ai non esperti. “Ciò su cui tutti concordano è che il numero di utenti sta salendo alle stelle. Sempre più nuovi utenti utilizzano Internet per trovare un’enorme quantità di informazioni, alcune delle quali cruciali, tecniche o affascinanti, molte altre semplicemente stupide.”Negli ultimi 15 anni, con l’emergere dei social media, Internet si è appoggiato più pesantemente sulla condivisione del “futile”, con il propagarsi di contenuti inutili, senza senso o addirittura razzisti. In sostanza, l’autostrada dell’informazione si è trasformata in un’autostrada di disinformazione.Il potere della pauraMa la paura ha riorientato le informazioni online e l’impegno in modi che non avremmo mai pensato possibili. Si nota, infatti, uno sforzo più concertato per fornire utili informazioni digitali. Lo stiamo vedendo attraverso nuove applicazioni, i social media, i siti web e le varie infografiche.Poiché il Coronavirus non è contenuto in un singolo paese o continente, è impossibile ignorarlo come “problema di qualcun altro”. La necessità di avere informazioni aggiornate sulla diffusione del virus è vitale in Italia come lo è in Corea del Sud, Cina, USA, nella nostra città e nel nostro quartiere.Come ci si potrebbe aspettare, le notizie online si sono concentrate su aggiornamenti COVID-19 quasi in tempo reale. Si sta lavorando non solo per condividere informazioni sulla diffusione, ma per fornire aggiornamenti da ogni possibile fonte ufficiale e lavorare di più di quanto si sia mai visto per fornire informazioni sempre più accurate. Se il Coronavirus è riuscito ad uccidere un’altra cosa, queste sono le notizie false, le cosiddette fake news. Facebook e YouTube hanno lavorato straordinariamente per eliminare la disinformazione, le notizie false e le cure pericolosamente false dalle loro piattaforme.Facebook è pieno di persone che condividono informazioni reali relative alla sanificazione e all’igiene, mentre altri stanno facendo del loro meglio per diffondere le notizie sul Coronavirus a livello locale (talvolta con alcune discutibili battute sui virus). Forse è solo il nostro parere, ma forse Twitter prende la cosa ancora più sul serio rispetto agli altri social. La gente si sta rendendo conto che la condivisione di preziosi aggiornamenti sulla diffusione del Coronavirus può salvare vite umane.Forse uno dei motivi per cui Internet è così iper-focalizzato sul Coronavirus è che sta avendo un impatto sostanziale sulle aziende che hanno contribuito a costruire questa superstrada dell’informazione. Le aziende tecnologiche come Adobe, Amazon, Apple, Facebook, Google, tutte le società di telefonia mobile, le società di videogiochi e altre hanno dovuto fare i conti con la cancellazione di importanti eventi. Stanno inoltre affrontando il potenziale impatto economico del Coronavirus sulle loro attività. Hanno dovuto chiudere le fabbriche, chiedere ai dipendenti di lavorare da casa e, molto probabilmente, ricalibrare l’implementazione del prodotto e della tecnologia.Buoni e cattiviIl rovescio della medaglia sono quelli che utilizzano questa Autostrada dell’informazione rivitalizzata a proprio vantaggio. Ad Amazon, ad esempio, è stato chiesto dai legislatori di fare i conti con l’aumento del prezzo delle forniture per la prevenzione del coronavirus.Tuttavia, ovunque online, ci sono informazioni su come sopravvivere alla pandemia. Stiamo imparando molto su come si diffondono i virus, su come e quanto lavarsi le mani (anche se non sarebbe dovuta essere una novità), come creare in casa del disinfettante per le mani e sulla reale utilità delle mascherine e dei guanti monouso. Ma stiamo anche guardando con attesa ad una cura.Su quest’ultimo punto, è ironico nel fatto che il CEO di Facebook, Mark Zuckerberg, con la sua Chan Zuckerberg Initiative, ha contribuito a sequenziare il genoma alla base del virus. Se questo porterà a un vaccino, potremmo dire che Internet ha aiutato a sconfiggere il Coronavirus.In conclusioneInternet non è una cura. È quello che è sempre stato, uno strumento e una piattaforma per connettere le persone con idee, intrattenimento e, soprattutto, informazioni. Probabilmente (purtroppo) non stiamo ancora vivendo il peggio che questa epidemia abbia da offrire, ma la risposta di Internet alla crisi è un balsamo inaspettato in un momento di rabbia, divisioni e notizie false. È anche la prova che forse, solo forse, possiamo imparare tutti a muoverci correttamente, su questa autostrada.10 marzo 2020
Fonte Fastweb.it