(ANSA) – MILANO, 07 OTT – Jovanotti è la sorpresa che
l’Istituto Europeo di Oncologia ha regalato alle proprie
pazienti giunte da tutta Italia per l’annuale riunione ‘Ieo per
le donne’ che, voluta dal professor Umberto Veronesi e
riproposta ogni anno fino a diventare quasi un’istituzione
milanese, era stata interrotta per due anni e mezzo a causa del
Covid. In un teatro Manzoni pieno a metà, a causa delle regole
imposte dalla pandemia, Lorenzo Cherubini ha raccontato, al pari
di alcune pazienti, la propria esperienza col cancro, quella che
lo ha coinvolto come padre.
“Qualche anno fa mia figlia Teresa – ha spiegato Jovanotti –
ha scoperto di avere un nodulo al seno e allora ho fatto una
telefonata all’IEO. Mi hanno passato Paolo Veronesi”. “Allo Ieo
ho trovato degli amici. Poi per fortuna il nodulo si è
dimostrato non preoccupante: un fibroadenoma. Si dice così, no? Ormai conosco anche questi termini”. Ma un paio di anni dopo
Teresa scopre di avere un linfonodo che le fa male: “Siamo
andati da un infettivologo, che le ha fatto fare un esame e mi
ha detto di essere un po’ preoccupato e consigliato di farla
vedere ‘meglio’. Quindi ho richiamato Paolo. Nel frattempo ci
eravamo sentiti per gli auguri di Natale, lui era venuto a un
concerto. Ed è cominciata un’avventura che è continuata l’estate
scorsa con mesi difficili. Solo oggi, che Teresa (20 anni) per
fortuna sta bene e la malattia è scomparsa e ha ripreso la sua
scuola, comincio a rendermi conto in maniera un po’ più
razionale di tutto quello che è successo, degli incontri che ho
fatto, delle scoperte che ho fatto rispetto alle persone vicine
a me, alle mie due ragazze, mia moglie e Teresa, che hanno
affrontato questo viaggio con una forza che mi ha sorpreso. Io
credevo di essere quello forte del gruppo e invece ero quello
che aveva le gambe che cedevano”.
“So che cosa state passando – ha detto alle donne in sala -,
che questa è un’avventura per la quale l’obiettivo è uscirne più
forti, dal punto di vista interiore e anche dal punto di vista
fisico. Certo, siamo più vulnerabili. Ma la vulnerabilità di per
sé non è un fatto che ci rende deboli, ci rende più umani, più
consapevoli e quindi anche più forti”. (ANSA).
Fonte Ansa.it