Tidal, il progetto di Google per salvare gli oceani

Ogni anno, secondo i dati dell’Osservatorio Europeo del mercato dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura (EUMOFA), nella sola Europa si consumano mediamente 14-15 milioni di tonnellate di pesce. Oltre metà di questo pesce è importato, circa un terzo è prodotto dal settore dell’acquacoltura, cioè dagli allevamenti di pesce. Nel 2017, i cittadini dell’UE hanno consumato in media 24,35 kg di pesce e frutti di mare, di cui 18 kg provenienti dalle catture e 6,35 kg dall’acquacoltura. Sono dati medi, ma scendendo nel dettaglio variano moltissimo: se in Romania si consumano 5,96 kg pro capite, in Portogallo si arriva addirittura a 56,84 kg (dati FAO, 2017).

A causa del depauperamento degli stock di pesce negli oceani negli ultimi decenni si è puntato sempre di più alla produzione di pesce in acquacoltura per ridurre la pesca industriale e dal 1960 al 2015 l’allevamento del pesce in cattività è cresciuto, in tonnellate di prodotto, di ben 50 volte. Se nel 1990 il mondo produceva in allevamento appena 17 milioni di tonnellate di pesce nel 2012, sempre secondo i dati della FAO, la produzione di pesce in acquacoltura ha eguagliato per quantità il pesce pescato (circa 90 milioni di tonnellate). Dal 2013 in poi il mondo mangia più pesce allevato che pesce pescato.

Tutto questo ha effetti positivi sull’ambiente, perché limita la pesca senza regole negli oceani e perché il pesce allevato ha un impatto ambientale (a parità di potere nutrizionale) inferiore rispetto alla carne. Ma anche negativi, perché allevare pesce inquina a causa della gran quantità di mangime non consumato dai pesci, che si discioglie in mare, e dei farmaci usati negli allevamenti per tenere a bada le infezioni. Alphabet, la holding di Google, negli ultimi tre anni ha lavorato con gli allevatori di pesce per trovare una soluzione a questi problemi. La risposta si chiama Tidal e, secondo Alphabet, è “uno sbarco sulla Luna“. Solo che, al posto della luna, c’è il mare.

Un posto difficile da monitorare

Per monitorare la salute del mare e dei pesci i biologi, al momento, hanno poche opzioni tecniche. La principale consiste nel pescare alcuni esemplari, portarli in laboratorio e vivisezionarli. Installare tecnologia in mare, specialmente negli oceani profondi, è molto difficile a causa della pressione dell’acqua, della salinità che distrugge i circuiti elettronici e dell’impossibilità di usare oltre una certa profondità dispositivi come i rilevatori GPS e i trasmettitori radio. Si può fare e si è fatto, in passato e ancora oggi, ma su pochi esemplari di pesci e in poche zone del mondo. Per questo Alphabet ha scelto un approccio diverso, come al solito orientato al mercato: se il grosso del pesce è oggi di allevamento, allora è meglio lavorare con gli allevatori. E per questo è nato Tidal.

Impianti di acquacultura

Cosa è Tidal

Tidal, in estrema sintesi, è un sistema di telecamere subacquee al quale è stata applicata una dose massiccia di intelligenza artificiale. La telecamera viene immersa all’interno delle gabbie di allevamento dei pesci e inizia a riprendere e registrare i movimenti dei pesci, 24 ore su 24. Viene ripresa la vita dei pesci in tutte le fasi: di giorno, di notte, mentre mangiano, mentre si muovono di più o mentre sono più tranquilli.

Tutti questi dati vengono processati in modo talmente fine ed accurato che Tidal è in grado di tracciare i comportamenti del singolo pesce e dell’intero banco. Ciò permette, una volta elaborati i dati, di stimare con relativa precisione quando e quanto mangiano realmente i pesci, quanto sono attivi, se c’è un numero crescente di pesci che si muove in modo anomalo (segno di una probabile malattia che si sta diffondendo nell’allevamento).

Con tutti questi dati in mano l’allevatore può decidere se dare meno mangime, o di più, ai pesci e se somministrare più o meno farmaci. In questo modo si riduce la quantità di medicinali e di mangime che vengono disciolti nell’acqua del mare.

Pesci di allevament

Il paradosso degli allevamenti

Ridurre il mangime somministrato ai pesci in allevamento è importante tre volte: la prima per l’allevatore, che risparmia, la seconda per l’ambiente marino, che ha meno rifiuti da smaltire, e la terza per l’industria ittica che deve produrre meno mangime. E, con questo terzo punto, si salta nuovamente dal mondo dell’allevamento a quello della pesca: l’ingrediente principale del mangime per i pregiati pesci di allevamento non è altro che farina di pesce azzurro pescato in alto mare. Tradotto: si pesca l’economico pesce azzurro negli oceani per trasformarlo in mangime per i costosi pesci allevati nelle gabbie.

Ridurre la quantità di mangime somministrato in acquacoltura, quindi, è un obiettivo fondamentale anche per ridurre la pressione sugli oceani. E Tidal è nato per questo: “Anche se abbiamo iniziato a sviluppare la nostra tecnologia con i piscicoltori – spiega il General Manager di Tidal Neil Davé – questa è solo un’area in cui speriamo di dare un contributo. Mentre convalidiamo la nostra tecnologia e apprendiamo di più sull’ambiente oceanico, prevediamo di applicare ciò che abbiamo appreso ad altri campi e problemi, con l’aiuto di esperti di salute degli oceani e di altre organizzazioni, desiderosi di trovare nuove soluzioni per proteggere e preservare questa preziosa risorsa“.

10 maggio 2020

Fonte Fastweb.it

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