(ANSA) – MILANO, 06 FEB – La piattaforma interessata
dall’attacco hacker di ieri, tramite un ransomware, è VMware
esxi, utilizzata per simulare, su un computer, uno più sistemi
operativi, a scopo lavorativo e professionale. Come spiega ad
Ansa, Alessandro Piva, direttore dell’Osservatorio Cybesecurity
& Data Protection del Politecnico di Milano, “il produttore del
sistema aveva già risolto due anni fa la vulnerabilità sfruttata
dai criminali informatici, ma non tutte le aziende che usano il
programma l’avevano implementata”.
I motivi sono diversi, dalla semplice noncuranza alla
necessità, seppur per un breve periodo, di sospendere le
attività per consentire un aggiornamento delle macchine.
“L’aggiornamento dei sistemi rappresenta un aspetto fondamentale
per ridurre l’esposizione a possibili attacchi e stupisce come
una così semplice regola ancora oggi possa essere disattesa”,
continua Piva.
Se i primi chiamati in causa dall’intrusione del ransomware
sono i responsabili dei sistemi informatici delle imprese, le
ricadute dell’attacco possono coinvolgere anche i cittadini. “Se
il blocco ha interessato server e computer dove sono presenti
applicazioni e servizi digitali, offerti da aziende private e
pubbliche amministrazioni, è lecito aspettarsi l’impossibilità
di accedere o un progressivo rallentamento nella fruizione del
servizio stesso. Il ripristino dei sistemi si renderà difficile
nel caso gli archivi, tutti o in parte, non siano stati salvati
altrove, prima dell’attacco”. (ANSA).
Fonte Ansa.it